Una ricerca condotta dalla New York University (che potete leggere qui nella sua interezza) mette in evidenza come i social siano all’origine dei gravi disordini sociali che vanno sotto il nome di “Polarizzazione”. Un fenomeno che in Italia è più noto con il termine di “radicalizzazione” e che si realizza quando le opinioni delle persone sono così distanti e inconciliabili tra di loro, da interrompere il dialogo, fomentare l’intolleranza, la rabbia e la violenza (sia verbale che fisica). Si noti che la polarizzazione mostra i suoi effetti più gravi su persone tra di loro molto vicine, come gli amici, i colleghi di lavoro, i vicini di casa e addirittura parenti e famigliari, quando non marito e moglie o genitori e figli. Questo è spiegato dal legame affettivo che lega tra di loro queste persone e le aspettative che tra di loro si sono formate. Pensiamo ad esempio la delusione di sapere che il proprio migliore amico, il fratello o peggio il figlio, parteggia per la posizione avversa alla nostra.
Come scrive il co-autore Justin Hendrix, facendo una sintesi ai giornali: “In assenza di riforme significative da parte dei governi e delle stesse società di social media, le piattaforme continueranno a contribuire ad alcune delle peggiori conseguenze della polarizzazione. Questi includono il calo della fiducia nelle istituzioni; il disprezzo per i fatti; la disfunzione legislativa; l’erosione delle norme democratiche; e la violenza nel mondo reale.”
Il rapporto, oltretutto, include anche più di 40 interviste ad altri ricercatori ed esperti e mette in evidenza alcuni degli studi più interessanti pubblicati sulla polarizzazione digitale.
Tra questi uno piuttosto interessante è stato condotto da alcuni ricercatori che hanno pagato delle persone per smettere di usare Facebook per un mese. Quello che hanno scoperto è che l'interruzione dell’utilizzo di Facebook "ha ridotto significativamente la polarizzazione delle opinioni su questioni politiche ma non ha ridotto la polarizzazione affettiva".
Questo studio ha anche evidenziato che "l'algoritmo di classificazione dei contenuti di Facebook può limitare l'esposizione degli utenti alle agenzie di stampa che offrono punti di vista contrari ai loro e quindi aumentare ancora di più la polarizzazione. La tecnologia dei social media infatti, utilizza algoritmi basati sulla popolarità, i quali adattano i contenuti per massimizzare il coinvolgimento degli utenti". La ricerca quindi ha determinato che queste strategie utilizzate da tutti i grandi media social “amplificano il potere contagioso dei contenuti che suscitano paura o indignazione settaria".
Questo effetto, secondo gli studiosi del rapporto (Paul M. Barrett e J. Grant Sims, oltre al già citato Hendrix) non è però distribuito in modo uniforme lungo tutto lo spettro politico. È un fenomeno molto più rilevante a destra che a sinistra. In pratica Facebook è programmato per isolare e fomentare la destra mentre è più accondiscendente e diplomatico con la sinistra. Ma sono sicuro che questo, molti di voi lo avevano già sospettato.
Tra le conclusioni, i tre studiosi consigliano a Facebook e compari di utilizzare molti più moderatori umani e meno l’intelligenza artificiale, che non è, almeno per il momento, in grado di cogliere sfumature, stati d’animo e pericoli emergenti. La maggior parte delle raccomandazioni della New York University, per altro, sono rivolte ai militanti di sinistra e ai giganti della tecnologia. Entrambi hanno rivestito e stanno rivestendo ruoli e responsabilità pesanti rispetto a questa crisi sociale di contrapposizione e qualche buon consiglio, pur con la diplomazia che si rende necessaria, lo si può trovare nel documento
Tra questi: imporre una maggiore divulgazione degli algoritmi utilizzati dalle piattaforme; rimodulare gli algoritmi dalla configurazione "Drive Polarization" (che è molto più profittevole) a "Reverse" (che è invece molto più etica ma economicamente meno soddisfacente); aggiungere, come già detto più moderatori di contenuti umani e riservare loro un trattamento migliore, più etico, umano e rispettoso.
Compreso questo, non resta che domandarsi a chi potrebbe giovare questa estremizzazione pilotata, che alla quasi totalità dei cittadini sta originando sofferenza e danni etici, morali e anche economici.
Per quanto si può resistere?