Il Paradosso di Jevons e il falso mito dell’efficienza
E più di un secolo e mezzo che sappiamo di aver imboccato la strada sbagliata.
Nel 1865 l’economista William Stanley Jevons si era già accorto che i miglioramenti tecnologici che portavano ad una maggiore efficienza del carbone, invece che avere come logica conseguenza una diminuzione delle quantità utilizzate, ne provocava un aumento del consumo.
Un fenomeno noto, appunto, come il “Paradosso di Jevons” che tuttavia ora sappiamo avere una spiegazione semplice. Quando il progresso migliora l’efficienza di un bene, questo ne provoca una diminuzione del prezzo la qual cosa, automaticamente, ne fa aumentare la domanda.
Quando verso la fine dell’800 fu inventa la lampadina, questa costava molto e la sua efficienza era migliaia di volte inferiore a quelle attuali. Ora con il led, il suo consumo è infinitesimale e così anche il suo prezzo, ecco perché a Natale se ne fa un uso smodato.
Il Paradosso di Jevons, nonostante sia una conoscenza acquisita dall’economia, sembra essere totalmente sconosciuto da ogni governo e purtroppo anche dalla maggior parte dei movimenti ambientalisti.
Tutti appaiono convinti che una maggiore efficienza sia un risparmio in termini di risorse, ma questa opinione è del tutto infondata, come abbiamo visto.
A conclusioni simili sono giunte anche altre ricerche, tra cui Murchaland nel 1970, Arnott & Small nel 1994, Downs nel 2004, Braess, Nagurney & Wakolbinger nel 2005 e Ding & Song nel 2012. In queste ricerche che avevano come caso di studio il traffico delle grandi arterie stradali, si è compreso come una strada troppo trafficata, se resa più efficiente e scorrevole, ottenesse il risultato opposto a quello desiderato. Questo principalmente per tre fattori: 1) I conducenti che prima utilizzavano percorsi alternativi hanno iniziato ad utilizzare la strada ampliata e resa efficiente. 2) I conducenti che prima si muovevano in ore non di punta, hanno cominciato a viaggiare anche durante le ore di punta. 3) I pendolari che prima usavano i mezzi pubblici hanno cominciato a spostarsi su quella strada con mezzi propri.
In natura questo problema è inesistente. Le piante, tutte le piante, ma anche gli animali e ogni altro essere vivente tiene conto delle risorse disponibili al suo sviluppo e si regola di conseguenza. Un ecosistema insomma, cresce solo fino a quanto gli è possibile farlo. Detto in altre parole: quando i mezzi scarseggiano la crescita si riduce.
La malsana idea di crescere indefinitamente in un ambiente con risorse limitate e non rinnovabili è una creazione originale dell’uomo. Di certi uomini, a dire il vero. Il resto dell’universo si accorda con modelli più realistici.