La schiavitù delle opportunità
Un compagno di classe di Zuckerberg, nonché ex vicepresidente di Facebook e ora imprenditore, pensa che investire negli esseri umani sia il futuro.
Samuel Lessin, così si chiama questa persona che molti hanno identificato come colui che traghetterà la Silicon Valley nella nuova era, ha di recente fondato una società di venture capital con la quale ottiene il 5% dei guadagni degli imprenditori che hanno firmato con la società un contratto per 30 anni.
Per la prima volta, quindi, un fondo di investimento non alloca le sue risorse su un’organizzazione, un business plan, un brevetto o un’idea. Per la prima volta il venture capital non ottiene quote di società, non programma piani di rientro del prestito con tassi di interesse e/o opzioni. Per la prima volta dopo decenni un investitore non scommette di scoprire il prossimo unicorno che gli farà guadagnare milioni in pochi anni.
Sam Lessin lega a sé per 30 anni (o comunque per l’intero periodo di carriera professionale) persone che lui ritiene brillanti e promettenti. A costoro concede somme di denaro consistenti, che potranno essere usate in qualsiasi modo, senza nemmeno doverne rendere conto.
Sembra un’idea piuttosto brillante ed invece è potenzialmente criminale.
Da decenni Sam Lessin rimuginava su questa idea: “e se invece di investire nelle aziende, potessi investire nelle persone? E se potessi applicare il modello del capitale di rischio agli esseri umani, consentendo a giovani pensatori di talento di scambiare il debito tradizionale (che è una forma di costrizione) con la libertà (da pagarsi con il 5% di ogni suo guadagno dei successivi 30 anni)?
Quando ha provato per la prima volta, verso la fine degli anni novanta, a creare un'azienda basata su questa idea, il mondo non era ancora pronto. Il terrorismo prima e il Covid successivamente, non avevano ancora azzerato i diritti umani e la libertà era una cosa seria.
Così negli anni successivi, ha lavorato presso Bain and Company (una grossa società di head hunting) e ha co-fondato due startup tecnologiche, una delle quali (drop.io che forniva un servizio di condivisione file online) è stata acquisita da Facebook nell’ottobre del 2010. Da quel momento Lessin è diventato vicepresidente della gestione dei prodotti presso il colosso tecnologico del suo grande amico Mark Zuckerberg.
Non riusciva però a scrollarsi di dosso quell'idea. Così “quando l'economia creativa ha iniziato a evolversi in una vera industria, ho visto l’occasione per mettere in moto la mia idea (sono parole sue). La finanza creativa, giusto per essere chiari, è la stessa che è stata all’origine dell’immensa bolla speculativa che, esplodendo nel 2008, ha creato la più lunga e devastante crisi economica degli ultimi secoli, probabilmente dell’intera storia dell’umanità, se si considera che tutte le altre crisi sono state originate dalle guerre, dalle catastrofi naturali o da epidemie (la peste e il colera in particolare) e non da perverse attività economiche.
All'inizio di quest'anno, quindi, ha visto la luce la sua società di venture capital che ha chiamato Slow Ventures, proprio per differenziarla dall’economia “fast” che ha caratterizzato la prima fase della Silicon Vallley, quando, in alcuni casi, i profitti si decuplicavano nell’arco di qualche mese o al massimo in tre anni.
Per cominciare ha stanziato un fondo da 20 milioni di dollari, pronti ad essere investiti in giovani promettenti. Questi potranno essere social influencer, ricercatori universitari, manager promettenti o startupper, indifferentemente. Il primo contratto stipulato da Slow Ventures è stato uno di quelli che hanno fatto chiacchierare parecchio e sospetto se ne parlerà ancora per molto, anche per il fatto che ha inaugurato un nuovo paradigma piuttosto ambiguo.
La fortunata che si à aggiudicata 1,7 milioni di dollari per sviluppare la sua carriera nei prossimi 30 anni è la youtuber russa Marina Mogilko, di anni 31, che nei suoi numerosi canali (tutti molto seguiti) si occupa di raccontare la vita nella Silicon Valley e di insegnare nuove lingue attraverso l’apprendimento veloce.
La decisione di investire direttamente negli esseri umani tuttavia, comporta una serie di questioni legali, etiche e morali che Lessin dovrà sicuramente affrontare a breve. L'idea che qualcuno possa firmare un contratto di lavoro di 30 anni, con il quale devolve il 5% di tutti i suoi guadagni, solleva questioni di servitù, o se preferite di mezzadria, vassallaggio… chiamatelo come preferite.
Come era prevedibile Lessin considera queste accuse del tutto infondate. I suo team di legali ha lavorato anni per configurare un istituto giuridico che sia conforme alle leggi. Il suo obiettivo, afferma, è di impostare il rapporto con i propri partner con una modalità nella quale esseri umani, verso i quali la società ha delle preferenze, attraverso molteplici iniziative e round di finanziamento, possano investire le risorse in un percorso verso il successo che altrimenti non sarebbe possibile. Mogilko, ad esempio, è libera di fare quello che vuole con i soldi che ha ricevuto. In cambio, Mogilko entra in quello che Lessin ha descritto come un "accordo di carriera", che prevede appunto l’esborso del 5% di tutti i suoi guadagni (minimo, perché poi negli anni la percentuale crescerà come ha ben specificato Mogiko) per i prossimi 30 anni.
In realtà anche i 30 anni sono solo la finestra temporale minima, non la massima. Sempre la youtuber ha spiegato che, nel caso le venisse in mente di scrivere un libro, ad esempio nel 2030, e questo libro si vendesse per 100 anni, Slow venture otterrebbe il 5% di quelle entrate per tutti i cento anni.
Per blandire tutta una serie di polemiche, Lessin ha anche studiato uno strumento “inizialmente mitigatorio”. Slow Ventures e i suoi colleghi investitori non inizieranno a richiedere la percentuale che gli spetta fino a quando il partner finanziato non stia guadagnando a sufficienza (nell’ordine di qualche centinaia di migliaia di dollari", ha detto Lessin, aggiungendo che il numero si adatterà anche all'inflazione).
E non è finita! Perché i guadagni di Slow Venture sul lavoro dei propri assistiti si limitano alle attività creative, non quelle professionali. Se ad esempio Mogiko decidesse tra 15 anni di diventare un avvocato o di ritirarsi in un ranch dell’Arizona e allevare struzzi, potrà portare con sé i suoi 1,7 milioni di dollari senza giustificare nulla a nessuno. Ma se invece riuscisse ad ottenere un accordo con Netflix o delle provvigioni da YouTube legate ai suoi contenuti, allora lei continuerà a sborsare la provvigione che a quel punto potrà essere anche oltre il 5%.
Naturalmente questa innovazione del venture capital non è sfuggita al New York Times, il quale in un articolo dedicato a Lessin ha fatto notare che, in realtà, molte aziende si sono già mosse verso l'investimento in " start-up incentrate sui creatori ". Quello che Slow Ventures ha di diverso rispetto a tutti gli altri, continua l’articolo, risiede nel fatto che Lessin stia applicando questo business model direttamente su centinaia di persone, scommettendo sul fatto che nei grandi numeri (dove i numeri sono gli esseri umani n.d.r.) aumenteranno le probabilità di incappare nel prossimo Jeff Bezos prima che diventi ricco.
Quando a Mogilko è stata fatta per la prima volta l’offerta, lei è rimasta comprensibilmente perplessa. Con i suoi video su Youtube stava già guadagnando piuttosto bene e riusciva anche a vendere il suo corso di lingue e addirittura una serie di webinar, del valore di 475 dollari l’uno, su come avviare un canale Youtube che fosse professionale e redditizio.
Da buona pragmatica, per prendere una decisione, Mogilko ha creato un modello in cui si dipanavano diversi scenari: in uno smetteva di produrre contenuti; in un secondo continuava a crescere allo stesso ritmo; e nel terzo otteneva un enorme successo grazie a contratti con Netflix, le royalties sui libri e tutto il resto. Ha quotato in percentuale le probabilità di ogni scenario e sulla base di questo ha determinato un volume d’affari. Facendo tutto questo però, Mogiko ha realizzato che, forse, i soldi che stava per ricevere avrebbero potuto essere usati in un modo ancora più proficuo: invece che investire in sé stessa (considerato che la sua carriera stava già decollando in autonomia) ha pensato di usare i “suoi” nuovi capitali nell’”economia dei creatori”, ovvero replicando pari, pari, il modello Lessin e investendo direttamente in altri colleghi creativi.
Nel frattempo Lessin è andato oltre (letteralmente), perché il suo prossimo obiettivo è di applicare questo modello d’impresa a tutta l’umanità. In questo modo, dice, “sono convinto di aver trovato la soluzione ad uno dei problemi più atavici e gravosi della società: il debito”. Con la sua idea, molti giovani di talento (idealmente tutti) potranno infatti ottenere finanziamenti anticipati e senza rischio, così che le loro scelte professionali siano influenzate solo dalle loro idee e non dalle risorse che essi dispongono.
Se anche a voi, questa cosa pare assomigliare tantissimo alla burla del reddito di cittadinanza e alla sua “sconfitta della povertà” sappiate che non siete soli.
Se anche voi state ridendo a crepapelle, ma solo per non piangere, sappiate che vi sto facendo compagnia.
Se anche voi, avete il sospetto che Lessin, finanziando Mokigo, abbia creato un mostro capace di scatenare una epidemia planetaria di illusioni, sappiate che, al momento, non ci sono vaccini disponibili.